COLLEZIONI D’ARTE

La collezione d’arte della Fondazione Manodori nasce con l’intento di valorizzare artisti reggiani o che ebbero legami con il territorio. Comprende una raccolta di grande pregio di opere del Seicento – uno dei periodi artisticamente più intensi per Reggio Emilia – ma di cui restano, per quanto straordinari, soltanto pochi esempi. Tra questi, dipinti di Cristorofo Munari, Alessandro Tiarini, Giovanni Lanfranco, Ludovico Carracci.

 

Di recente, sono state acquisite opere dell’Ottocento reggiano di autori come Antonio Fontanesi, Cirillo Manicardi, Ottorino Davoli. Nelle opere del Novecento, c’è un nucleo rilevante di olii, tempere e altre tecniche di Marco Gerra e di Albero Manfredi e dipinti di Bruno Olivi, Marino Iotti, Nani Tedeschi e altri.

collezione storica

La raccolta di maggiore pregio della collezione d’arte della Fondazione Manodori accorpa opere di autori emiliani, in particolare reggiani, o di artisti che abbiano apportato un significativo contributo al patrimonio d’arte locale.
Le acquisizioni tendono infatti a riportare sul nostro territorio i capolavori degli artisti che qui sono nati, Cristoforo Munari, Luca Ferrari, detto Luca da Reggio, o che abbiano intensamente lavorato all’interno della comunità locale, ampliandone ed arricchendone il patrimonio artistico, come Alessandro Tiarini o Camillo Procaccini.
Le opere sono datate dal Cinquecento al Seicento, alcune del Settecento.

 

L’attività in campo artistico e culturale della Fondazione è finalizzata alla valorizzazione e alla riscoperta, anche attraverso attenti ed importanti interventi di restauro, delle più significative espressioni d’arte di Reggio Emilia e della sua provincia.

 

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collezione monducci

Collezionare. Una passione per la ricerca, la raccolta, la selezione accurata che ha attraversato tutta la vita di Elio Monducci.
Come tutti i collezionisti veri, che fossero libri, dipinti, disegni e perfino documenti, Monducci si è posto il problema di fare in modo che continuassero a raccontare delle storie: quelle del tempo in cui le opere sono state realizzate, quelle degli uomini che le hanno create.
Per mantenere ininterrotto il filo fra passato e presente, ha ceduto la parte più rilevante delle sue raccolte ad un ente al servizio della città e del territorio.

 

La Fondazione Manodori ha quindi accolto con favore la possibilità di acquisire opere d’arte, in particolare dell’Ottocento reggiano, volumi e documenti d’archivio, rispondendo al suo desiderio che fossero messi a disposizione di un ampio pubblico di appassionati, studenti, storici e ricercatori.

 

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collezione gerra

La Fondazione Manodori custodisce opere di Marco Gerra grazie alla disponibilità della vedova del pittore reggiano, Anna Maria Ternelli. Disegni, olii su tela, tempere che documentano il percorso dell’artista attraverso le tendenze più feconde del Novecento italiano ed europeo.

 

Marco Gerra (Reggio Emilia, 1925-2000) durante gli anni Cinquanta coltiva una pittura figurativa che risente degli insegnamenti di Guidi e Morandi, rivelando un progressivo passaggio dal cromatismo di Cézanne alle figure più plasticamente semplificate di Picasso.
Segue un deciso spostamento sul versante dell’astrazione, ispirata al rigore della razionalità geometrica di Piet Mondrian e attenta al Mac, Movimento arte concreta.
Impastando poi i colori con sabbia, sperimenta il significato linguistico della materia grazie ad un’approfondita conoscenza della pittura contemporanea europea.

Gerra sviluppa anche l’intuizione di Kandinsky sull’esistenza di un rapporto fra ritmo musicale e ritmo geometrico-cromatico. Traduce il suono in forme, linee ondulate che si intersecano come le linee sinusoidali di un oscilloscopio, rivelando un deciso interesse per le ricerche musicali dodecafoniche ed elettroniche.

 

Nelle ricerche degli anni Novanta, le composizioni si frantumano in sequenze più fitte di segni, quasi a voler recuperare la terza e la quarta dimensione. Le ultime ricerche confermano la sua sensibilità alle trasformazioni culturali e approdano ad opere stampate su plexiglass direttamente dal computer.

 

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collezione manfredi

É ‘fra i pochi pittori che sanno ancora disegnare’, diceva di lui il suo maestro, Mino Maccari. E il pittore reggiano Alberto Manfredi di disegni, olii, incisioni ed acquerelli ne ha fatti tanti. Un migliaio tappezzano le pareti della casa di Giacomo Riva, collezionista ed amico dell’artista, in via del Guazzatoio a Reggio Emilia.
Per permettere ad un ampio pubblico, in particolare giovani e studenti, di conoscere la figura di Alberto Manfredi, Riva e la moglie Annamaria hanno donato una selezione di 176 opere alla Fondazione Manodori.

 

Pittore e incisore fra i più raffinati della sua generazione, Alberto Manfredi (Reggio Emilia, 1930-2001) è stato per molti anni titolare della cattedra di Tecniche dell¹Incisione all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Artista di profonda cultura letteraria, ha avuto numerosi estimatori tra gli scrittori inclini al mondo dell’arte, come Leonardo Sciascia, che scrisse la prefazione ad un suo catalogo, e Gesualdo Bufalino, Valerio Zurlini, Romano Bilenchi. Certamente la sua formazione letteraria e una precoce vocazione di incisore hanno contribuito ad indirizzarlo verso il livre d’artiste e a realizzare oltre cento edizioni di opere illustrate.
La sua ricca attività di incisore lo ha portato ad avvicinarsi anche a forme di espressione artistica meno usuali, come i linoleum. Le caratteristiche salienti della sua arte grafica si identificano in un linguaggio preciso, rigoroso e sobrio, che ha voluto sempre tenersi distante dalle mode.

 

La collezione è suddivisa in

  • dipinti a olio
  • acquerelli e disegni
  • incisioni

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